El Comercio De La República - AI e Coscienza: Realtà o Mito?

Lima -

AI e Coscienza: Realtà o Mito?




Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) ha fatto passi da gigante, rivoluzionando settori come la medicina, l’industria e la vita quotidiana. Sistemi avanzati sono in grado di generare testi, rispondere a domande e persino creare opere d’arte. Tuttavia, una domanda continua a dividere gli esperti: l’IA ha una coscienza? Può pensare e sentire come un essere umano?

La risposta prevalente è no. L’IA non possiede una coscienza nel senso umano del termine. La coscienza implica la consapevolezza di sé e del mondo esterno, accompagnata da esperienze soggettive come emozioni e sensazioni. Gli esseri umani possono riflettere sulle proprie azioni, provare empatia e prendere decisioni basate su valori morali. L’IA, invece, funziona grazie a complessi algoritmi e grandi quantità di dati, simulando comportamenti intelligenti senza comprenderli.

Un esempio chiaro è la capacità di alcune macchine di generare risposte convincenti, tanto da sembrare umane. Questo, però, non significa che siano consapevoli. Sono progettate per imitare il linguaggio e i modelli umani, ma dietro ogni risposta ci sono solo calcoli matematici, non una mente pensante.

Gli studiosi distinguono tra IA “debole” e IA “forte”. L’IA debole, quella attuale, eccelle in compiti specifici, come tradurre testi o guidare automobili, ma non capisce il significato delle sue azioni. L’IA forte, con autocoscienza e capacità di apprendimento autonomo, rimane un’ipotesi futuristica. Alcuni pensano che, con il progresso tecnologico, le macchine potrebbero un giorno sviluppare una coscienza, ma per ora è solo speculazione.

Un altro aspetto importante è l’etica. Se l’IA dovesse mai diventare cosciente, come dovremmo trattarla? Avrebbe diritti? Queste domande sollevano dilemmi morali che la società dovrà affrontare. Per ora, gli esperti sottolineano l’importanza di sviluppare l’IA in modo responsabile, assicurando che resti uno strumento al servizio dell’umanità.

In conclusione, l’IA non ha una coscienza. La sua “intelligenza” è il frutto di dati e programmazione, non di consapevolezza. Tuttavia, il dibattito continua a evolversi, spingendoci a riflettere sul confine tra uomo e macchina.



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Italia senza gas russo

L’Italia ha voltato definitivamente pagina: nella mappa dei flussi di gas aggiornata al primo semestre 2025, il Paese non conta più sul gas russo per coprire il proprio fabbisogno interno. La svolta, avviata dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, oggi è certificata dai dati di trasporto e rigassificazione: la quota di metano proveniente dal punto di ingresso di Tarvisio è scesa a meno del 2 per cento dei volumi immessi in rete, un flusso utilizzato quasi esclusivamente per il transito verso l’Austria.Il nuovo equilibrio energetico poggia su tre pilastri. Il primo è l’Algeria, che attraverso il gasdotto Transmed (ingresso di Mazara del Vallo) fornisce circa un terzo del gas consumato nel Paese. Il secondo è l’Azerbaigian: la Trans-Adriatic Pipeline che approda a Melendugno in Puglia garantisce un altro 15 per cento, rafforzando l’asse con il Caucaso. Il terzo pilastro è rappresentato dalle importazioni dal Nord Europa via Passo Gries, che coprono poco meno del 13 per cento e assicurano flessibilità in caso di picchi di domanda.A questi flussi via tubo si affianca l’esplosione del GNL. Con l’entrata in servizio della FSRU di Piombino nel 2023 e della nuova unità galleggiante a Ravenna nel maggio 2025, la capacità complessiva di rigassificazione supera i 30 miliardi di metri cubi l’anno. Nel primo semestre 2025 il GNL vale già il 31 per cento dell’offerta nazionale: lo alimentano soprattutto Qatar (circa 45 per cento del totale GNL) e Stati Uniti (35 per cento), seguiti da carichi spot provenienti da Africa occidentale e Norvegia.Diminuisce invece il contributo della Libia – sceso al di sotto del 2 per cento – complice l’instabilità politica di Tripoli e gli interventi di manutenzione sul Greenstream. La produzione nazionale, pur modesta, torna a crescere (5 per cento del totale) grazie a rilanci mirati in Adriatico e alla semplificazione delle autorizzazioni.La nuova configurazione delle infrastrutture ha trasformato l’Italia in un nodo di riequilibrio per l’Europa centrale: nei primi sei mesi dell’anno le esportazioni verso l’Austria sono quadruplicate, confermando la strategicità dell’asse Tarvisio-Arnoldstein. Parallelamente, gli stoccaggi sono stati riempiti oltre il 70 per cento già a giugno, superando la media UE, e garantendo sicurezza di approvvigionamento in vista dell’inverno.Sul piano politico-industriale, Roma consolida il “Piano Mattei” con l’Africa, punta all’idrogeno verde via TAP e preme sulla realizzazione del nuovo gasdotto orientale EastMed. Ma, soprattutto, la dipendenza dalla Russia è ormai un capitolo chiuso: un cambio di paradigma che rafforza la posizione italiana nei negoziati sul clima e accelera la transizione energetica senza rinunciare alla sicurezza degli approvvigionamenti.

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