El Comercio De La República - Il tunnel del Brennero avanza

Lima -

Il tunnel del Brennero avanza




Siamo entrati nel cuore delle Alpi per mostrarvi gli scavi del tunnel di base del Brennero, un'opera che sta prendendo forma nelle viscere della terra. Qui, a centinaia di metri sotto la superficie, le talpe meccaniche lavorano incessantemente per creare quello che sarà il tunnel ferroviario più lungo al mondo. Il rumore delle macchine riecheggia nelle gallerie, mentre la roccia viene perforata metro dopo metro, aprendo la via a un futuro di collegamenti più rapidi e sostenibili tra Austria e Italia.

Il tunnel di base del Brennero è un progetto ambizioso che collegherà i due paesi attraverso le Alpi, con una lunghezza prevista di 64 chilometri. Questa infrastruttura rivoluzionerà il trasporto ferroviario, riducendo i tempi di percorrenza e migliorando la sostenibilità ambientale grazie al trasferimento del traffico merci dalla strada alla rotaia. Recentemente, la talpa meccanica Flavia ha completato gli scavi sul lato italiano, dopo aver percorso oltre 14 chilometri sotto le Alpi. Questo importante traguardo porta il completamento delle gallerie sul lato italiano all'85%, un passo significativo verso la realizzazione dell'intero progetto.

Dietro a questo successo ci sono gli operai che lavorano in condizioni estreme, molti dei quali provengono dalla Calabria. Fin dall'inizio dei lavori, quasi il 90% degli operai impegnati nello scavo sono calabresi, a dimostrazione dell'importanza della manodopera italiana in questo progetto internazionale. La loro dedizione è fondamentale per superare le sfide poste dalla costruzione di un tunnel a tali profondità, dove la sicurezza e la precisione sono prioritarie.

La costruzione del tunnel di base del Brennero non è priva di difficoltà. Lavorare sotto le montagne richiede tecnologie avanzate e un’attenzione costante per affrontare le complessità geologiche e logistiche. Tuttavia, il consorzio di imprese incaricato del progetto ha dimostrato grande competenza, utilizzando talpe meccaniche all’avanguardia e garantendo il rispetto dei tempi previsti.

Una volta completato, il tunnel non solo faciliterà il trasporto di merci e passeggeri tra Austria e Italia, ma aiuterà anche a decongestionare le strade alpine, riducendo l’impatto ambientale del traffico pesante. Sarà un simbolo di cooperazione internazionale e di eccellenza ingegneristica, con benefici duraturi per la regione e per l’Europa intera.



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Milionari senza Laurea?

In tempi di video motivazionali e storie virali, il messaggio è chiaro: “Non serve la laurea per diventare ricchi; guarda questi esempi”. È una narrazione seducente, ma rischia di farci cadere nel bias del sopravvissuto: vedere solo chi è arrivato al traguardo e ignorare la moltitudine che si è fermata prima. Quando applichiamo questo filtro alla ricchezza — in particolare al mito dei “milionari senza laurea” — travisiamo i dati, prendiamo decisioni sbagliate e diamo consigli pericolosamente parziali a studenti, famiglie e imprenditori.Che cos’è il bias del sopravvissuto (e perché ci inganna)Il bias del sopravvissuto è un errore logico-statistico: concentriamo l’attenzione su chi è “sopravvissuto” a un percorso (aziende di successo, personaggi celebri, investitori vincenti), trascurando chi ha fallito o si è fermato. Il risultato è un’immagine distorta della realtà, dove le probabilità reali di successo sembrano più alte di quanto siano. È il motivo per cui i racconti di poche star diventano regola implicita, mentre il silenzio dei molti che non ce l’hanno fatta non entra mai nel quadro.Ricchezza e istruzione: cosa dicono i dati, non gli aneddoti - Il mito dei dropout miliardari nasce da una manciata di storie eccezionali. Ma le analisi su campioni ampi mostrano altro:La larga maggioranza dei miliardari e dei milionari ha un titolo universitario. Studi su elenchi dei più ricchi e indagini su migliaia di milionari indicano quote ampie di laureati, con una fetta non trascurabile persino con titoli post-laurea. In altre parole: i casi famosi senza laurea sono eccezioni, non la regola.Nel complesso del mercato del lavoro, l’istruzione paga: a livelli di studio più alti corrispondono, in media, salari maggiori e tassi di disoccupazione più bassi. Questo non garantisce né ricchezza né successo, ma sposta le probabilità nella direzione giusta. Tradotto: non serve una laurea per ogni carriera possibile, ma i numeri smentiscono l’idea che “laurearsi non conti”.Tre spinte lo alimentano:-  Selezione delle storie: i media e i social amplificano i percorsi fuori norma; la normalità (anni di studio e lavoro) è poco “condivisibile”.-  Conferma delle convinzioni: se vogliamo credere che “basta la grinta”, cerchiamo e ricordiamo solo esempi che lo confermano.-  Invisibilità dei falliti: chi non arriva non racconta; chi arriva racconta molto. La platea vede solo i vincenti.-  Il risultato è una bussola che punta sempre verso “modelli” scintillanti, anche quando sono irripetibili.Impresa e fallimenti: il lato nascosto della curvaUn’altra zona d’ombra del bias del sopravvissuto riguarda l’imprenditoria. Le statistiche internazionali mostrano che molte nuove imprese non superano i primi anni, e la maggioranza delle startup non arriva alla scala promessa dai pitch. Questo non significa che “non convenga provarci”, ma che i modelli costruiti solo su unicorni e storie heroiche sovrastimano la probabilità di riuscita e sottovalutano capitale, competenze e tempi necessari.Decisioni concrete: come evitare gli errori più comuni-  Separare eccezioni e tendenze: ispirarsi alle storie fuori norma è lecito; pianificare su quella base è rischioso.-  Guardare alle distribuzioni, non ai casi singoli: stipendi mediani, tassi di occupazione, probabilità di sopravvivenza delle imprese sono bussola migliore dei racconti virali.-  Valutare i percorsi alternativi con dati alla mano: formazione tecnica, apprendistati e certificazioni possono offrire ritorni solidi; la scelta dovrebbe dipendere da settore, domanda e competenze richieste, non da slogan.-  Misurare i costi opportunità: rinunciare a un titolo può far entrare prima nel mercato, ma può ridurre margini di mobilità e resilienza nelle crisi.-  Dare visibilità ai “non sopravvissuti”: quando si analizza un settore (o si fa orientamento), includere sistematicamente i progetti falliti e i motivi del fallimento.Giovani e famiglie: cosa chiedersi prima di “saltare” l’università-  Qual è il profilo occupazionale del settore? Titoli richiesti, retribuzioni tipiche, carenze di competenze.-  Qual è la via più efficiente al primo impiego qualificato? Laurea breve? ITS/IFTS? Apprendistato? Certificazioni?-  Che rete ho? Molti esempi “senza laurea” erano sostenuti da reti, capitale iniziale o contesti unici, difficili da replicare.-  Come mitigo il rischio? Stage, lavori part-time qualificati, corsi mirati e portafogli di progetti possono ridurre l’incertezza sia scegliendo l’università sia optando per percorsi alternativi.Il punto di equilibrioLa laurea non è un feticcio; è uno strumento che, in media, aumenta opportunità e resilienza. Esistono percorsi vincenti senza università, ma sono meno probabili di quanto suggerisca l’eco mediatica. Il compito di scuole, famiglie, imprese e media è ristabilire la proporzione: smitizzare i pochi “sopravvissuti”, restituire visibilità alla base larga della distribuzione e aiutare ciascuno a scegliere sulla base di dati, non di slogan.  

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