

Calcio: Guardiola, 'dopo il City mi fermo, devo pensare a me'
Catalano a GQ: 'Yamal-Messi? Come paragonare pittore a Van Gogh'
La data certa non c'è, ma Pep Guardiola ha deciso che dopo l'esperienza col Manchester City si fermerà: "Devo concentrarmi su me stesso" ha detto in una intervista a 'GQ Hype' fugando anche le ipotesi di una nuova panchina. "So che dopo questa fase con il City mi fermerò, questo è certo, è deciso, più che deciso - le parole del tecnico catalano - Non so per quanto tempo, un anno, due, cinque, dieci o quindici; ma ho bisogno di concentrarmi su me stesso, sul mio corpo...". Guardiola ha recentemente rinnovato il suo contratto col Manchester City fino al 30 giugno 2027; alla guida della squadra inglese dal 2016 ha vinto sei Premier League e una Champions, anche se l'ultima stagione non è stata brillante: il City si è qualificato a fatica per la Champions e al Mondiale per Club è stato eliminato a sorpresa dall'Al-Hilal già agli ottavi di finale. "Quando vinci sei Premier League, arriva un momento in cui crolli - racconta nell'intervista - È umano. Alla fine siamo arrivati in finale di FA Cup e siamo arrivati terzi, non dodicesimi come sarebbe successo se ci fossimo arresi: non è andata così male, già in prospettiva capiamo che non è stato tutto un disastro. Però ci sono stati mesi in cui non abbiamo vinto. E penso che sia salutare quello che ci è successo, tutti gli infortuni che abbiamo avuto ci hanno fatto capire cosa non ha funzionato. Penso che sarà positivo per i prossimi anni". "Le critiche me le aspettavo - ha aggiunto Guardiola - ti danno energia. Sono gli stessi che mi dicevano che avevo vinto al Barcellona solo perché conoscevo la squadra, che quando sono arrivato a Manchester mi hanno detto che il calcio inglese era diverso. Nello sport non puoi vincere sempre e perdere fa parte del processo". Guardiola racconta anche che la sua avventura al Barcellona è "chiusa per sempre. È stata molto buona, ma è finita". E poi parla di Lamine Yamal: "Dobbiamo lasciargli fare la sua carriera - dice -. Solo il fatto che lo paragonino a Messi è una cosa enorme, come se dovessero paragonare un pittore a Van Gogh: che ci sia questo paragone è un segnale positivo, ma dobbiamo lasciargli fare la sua carriera".
C.Castro--ECdLR