

Direttore Nuova Orchestra Scarlatti, di questo passo chiudiamo
L'allarme: "A noi solo briciole, senza fondi nel 2026 moriamo"
Annuncio a sorpresa del direttore della Nuova Orchestra Scarlatti di Napoli: "Nel 2026 chiudiamo - ha affermato il maestro Gaetano Russo al termine di un concerto della "Scarlatti Young", formazione giovanile della "Nuova Orchestra Scarlatti" nella cattedrale di Castellammare di Stabia - anzi, ci faranno chiudere". Successivamente - sentito dall'ANSA - il musicista ha aggiunto che la sua è una decisione "leale". "Sta succedendo - ha spiegato - che prevale tutto quello che non ha nulla a che fare con la musica classica, a tutti i livelli. La musica deve essere finanziata, lo sanno tutti. Ma a noi arrivano briciole. Non lo dico perché devono sostenere noi, ma perché se questo tipo di musica non viene più considerata, allora prende il sopravvento tutto il resto. E ciò vuol dire che noi non occupiamo più quello spazio culturale di cui la società ha bisogno". Durante l'iniziativa è stato commemorato "Giovanni", Giovan Battista Cutolo, detto Gio' Gio', ucciso a 24 anni per una banale lite per il parcheggio di un motorino il 31 agosto 2023 a Napoli. Il giovane suonava nell'Orchestra Scarlatti Young. "Dico che spariremo nel 2026 perché non possiamo aspettare ancora - ha aggiunto Russo, già componente dell'Orchestra Scarlatti della Rai, chiusa nel 1992, e fondatore della Nuova Orchestra Scarlatti nel 1993 - questo concerto dovevo eseguirlo l'anno scorso, ma non è stato possibile. Se le cose vanno così, o chiudiamo o ci fanno chiudere". Gaetano Russo, clarinettista e direttore d'orchestra, suonò nell'ultimo concerto dell'Orchestra Scarlatti della Rai, a dicembre del 1992, salutato dagli applausi del pubblico che si prolungarono per più di un'ora con la richiesta di non smettere. "Da allora - ha detto all'ANSA il musicista - non solo si è persa un'orchestra, ma Napoli ha perso un auditorium. Immaginate una città con la tradizione musicale che ha Napoli senza un auditorium. Come emigranti, ora andiamo in giro per il mondo e troviamo città di 100mila abitanti che possiedono un auditorium. Per la Cina, dove siamo stati in tournée in 10 città, noi siamo gli extracomunitari che un tempo venivano a suonare in Italia per trovare dove esibirsi. Siamo arrivati a questo assurdo. E la preoccupazione di chi deve essere? Se dobbiamo spingere per avere ascolto, allora vuol dire che non abbiamo più interlocutori. Aggiungo - ha concluso Russo - che non ci devono più dire che non ci sono i soldi. Devono dire come hanno speso quelli che ci sono".
G.Galindo--ECdLR