El Comercio De La República - Georgia: Dove ci porterà il futuro?

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Georgia: Dove ci porterà il futuro?




Lo Stato terrorista russo ha le sue sporche dita nella torta e il criminale di guerra Vladimir Putin (72) è riuscito a minare la democrazia in Georgia con l'aiuto di denaro e corruzione?

Il partito Sogno georgiano al governo è diventato sempre più autoritario e ha approvato leggi simili a quelle utilizzate dalla Russia per reprimere la libertà di espressione. Dopo l'approvazione di una legge del genere all'inizio di quest'anno, Bruxelles ha sospeso il processo di adesione della Georgia all'UE.

Se la vittoria del “Sogno georgiano” venisse confermata, sarebbe un duro colpo per quei georgiani che sperano in una più stretta integrazione con l'Europa e che vedono le elezioni come una scelta tra Occidente e Russia.

Secondo i primi risultati ufficiali, in cui è stato scrutinato il 70% dei seggi elettorali, che corrisponde alla maggioranza dei voti espressi, il partito al potere ha ricevuto il 53% dei voti, secondo la commissione elettorale. I risultati non includono la maggior parte dei voti espressi dai georgiani residenti all'estero.

“Il popolo georgiano ha votato per il futuro europeo di questo Paese e quindi non accetteremo questi risultati falsificati pubblicati dalla Commissione elettorale centrale”, ha dichiarato Tina Bokuchava, leader dell'opposizione United National Movement.

“We Vote”, una coalizione georgiana di osservatori elettorali, ha dichiarato che i risultati ‘non riflettono la volontà dei cittadini della Georgia’ e ha fatto riferimento a diverse segnalazioni di intimidazioni degli elettori e di acquisto di voti.

“Continueremo a chiedere l'annullamento dei risultati”, ha dichiarato. I sondaggi post-elettorali hanno mostrato previsioni ampiamente divergenti per le elezioni: Imedi TV, che sostiene il “Sogno georgiano”, ha mostrato che il partito al potere avrebbe vinto con il 56%. I sondaggi post-elettorali delle emittenti dell'opposizione hanno mostrato che i partiti dell'opposizione avrebbero ottenuto ampi guadagni.

Ivanishvili, il miliardario solitario fondatore del Sogno georgiano ed ex primo ministro, ha rivendicato la vittoria e ha elogiato il popolo georgiano. “È un caso raro al mondo che lo stesso partito ottenga un tale successo in una situazione così difficile: questo è un buon indicatore del talento del popolo georgiano”, ha detto Ivanishvili di fronte ai sostenitori acclamanti.

È lecito chiedersi, se questo risultato elettorale dovesse confermarsi, in quale direzione andrà la Georgia: verso l'Europa o verso lo Stato terrorista della Russia e il suo dittatore autoritario e assassino di massa Vladimir Putin.



In primo piano


Italia senza gas russo

L’Italia ha voltato definitivamente pagina: nella mappa dei flussi di gas aggiornata al primo semestre 2025, il Paese non conta più sul gas russo per coprire il proprio fabbisogno interno. La svolta, avviata dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, oggi è certificata dai dati di trasporto e rigassificazione: la quota di metano proveniente dal punto di ingresso di Tarvisio è scesa a meno del 2 per cento dei volumi immessi in rete, un flusso utilizzato quasi esclusivamente per il transito verso l’Austria.Il nuovo equilibrio energetico poggia su tre pilastri. Il primo è l’Algeria, che attraverso il gasdotto Transmed (ingresso di Mazara del Vallo) fornisce circa un terzo del gas consumato nel Paese. Il secondo è l’Azerbaigian: la Trans-Adriatic Pipeline che approda a Melendugno in Puglia garantisce un altro 15 per cento, rafforzando l’asse con il Caucaso. Il terzo pilastro è rappresentato dalle importazioni dal Nord Europa via Passo Gries, che coprono poco meno del 13 per cento e assicurano flessibilità in caso di picchi di domanda.A questi flussi via tubo si affianca l’esplosione del GNL. Con l’entrata in servizio della FSRU di Piombino nel 2023 e della nuova unità galleggiante a Ravenna nel maggio 2025, la capacità complessiva di rigassificazione supera i 30 miliardi di metri cubi l’anno. Nel primo semestre 2025 il GNL vale già il 31 per cento dell’offerta nazionale: lo alimentano soprattutto Qatar (circa 45 per cento del totale GNL) e Stati Uniti (35 per cento), seguiti da carichi spot provenienti da Africa occidentale e Norvegia.Diminuisce invece il contributo della Libia – sceso al di sotto del 2 per cento – complice l’instabilità politica di Tripoli e gli interventi di manutenzione sul Greenstream. La produzione nazionale, pur modesta, torna a crescere (5 per cento del totale) grazie a rilanci mirati in Adriatico e alla semplificazione delle autorizzazioni.La nuova configurazione delle infrastrutture ha trasformato l’Italia in un nodo di riequilibrio per l’Europa centrale: nei primi sei mesi dell’anno le esportazioni verso l’Austria sono quadruplicate, confermando la strategicità dell’asse Tarvisio-Arnoldstein. Parallelamente, gli stoccaggi sono stati riempiti oltre il 70 per cento già a giugno, superando la media UE, e garantendo sicurezza di approvvigionamento in vista dell’inverno.Sul piano politico-industriale, Roma consolida il “Piano Mattei” con l’Africa, punta all’idrogeno verde via TAP e preme sulla realizzazione del nuovo gasdotto orientale EastMed. Ma, soprattutto, la dipendenza dalla Russia è ormai un capitolo chiuso: un cambio di paradigma che rafforza la posizione italiana nei negoziati sul clima e accelera la transizione energetica senza rinunciare alla sicurezza degli approvvigionamenti.

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