El Comercio De La República - A bordo del Castorone: i tubi del gas a 3000 metri

Lima -

A bordo del Castorone: i tubi del gas a 3000 metri




Siamo saliti a bordo del Castorone, una delle navi posatubi più avanzate al mondo, ormeggiata temporaneamente nel porto di Trieste per manutenzione prima di riprendere le operazioni nel Mediterraneo. Proprietà di Saipem, questa imbarcazione di 330 metri è capace di posare tubi per il trasporto di gas fino a 3000 metri di profondità, un’impresa che unisce ingegneria estrema e tecnologia d’avanguardia.

Il Castorone opera con un sistema S-lay e J-lay, permettendo la posa di condotte in fondali marini di varia profondità. A bordo, tubi d’acciaio lunghi 12 metri vengono caricati, saldati in sezioni da 36 metri nella “firing line” – la linea di assemblaggio – e calati in mare attraverso una rampa articolata o una torre verticale. Un braccio meccanico, assistito dal Dynamic Positioning System (DPS), mantiene la nave stabile anche in condizioni avverse, mentre i tensionatori evitano che il tubo si spezzi sotto il peso e la pressione. Tra i record della nave spicca la fune d’acciaio più lunga del mondo, premiata dal Guinness World Records.

Abbiamo visitato la sala comandi, dove ogni movimento è monitorato in tempo reale, e la “firing line”, cuore pulsante dell’operazione. Qui, i tubi vengono rivestiti di resine anticorrosive prima di essere immersi, creando gasdotti che possono estendersi per centinaia di chilometri, come il Nord Stream o il TAP. “È un lavoro di precisione millimetrica”, spiega il capitano Marco Rinaldi. Il Castorone ha contribuito a progetti globali, dall’Angola al Golfo del Messico, dimostrando l’importanza strategica di queste infrastrutture per l’energia mondiale.



In primo piano


Italia senza gas russo

L’Italia ha voltato definitivamente pagina: nella mappa dei flussi di gas aggiornata al primo semestre 2025, il Paese non conta più sul gas russo per coprire il proprio fabbisogno interno. La svolta, avviata dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, oggi è certificata dai dati di trasporto e rigassificazione: la quota di metano proveniente dal punto di ingresso di Tarvisio è scesa a meno del 2 per cento dei volumi immessi in rete, un flusso utilizzato quasi esclusivamente per il transito verso l’Austria.Il nuovo equilibrio energetico poggia su tre pilastri. Il primo è l’Algeria, che attraverso il gasdotto Transmed (ingresso di Mazara del Vallo) fornisce circa un terzo del gas consumato nel Paese. Il secondo è l’Azerbaigian: la Trans-Adriatic Pipeline che approda a Melendugno in Puglia garantisce un altro 15 per cento, rafforzando l’asse con il Caucaso. Il terzo pilastro è rappresentato dalle importazioni dal Nord Europa via Passo Gries, che coprono poco meno del 13 per cento e assicurano flessibilità in caso di picchi di domanda.A questi flussi via tubo si affianca l’esplosione del GNL. Con l’entrata in servizio della FSRU di Piombino nel 2023 e della nuova unità galleggiante a Ravenna nel maggio 2025, la capacità complessiva di rigassificazione supera i 30 miliardi di metri cubi l’anno. Nel primo semestre 2025 il GNL vale già il 31 per cento dell’offerta nazionale: lo alimentano soprattutto Qatar (circa 45 per cento del totale GNL) e Stati Uniti (35 per cento), seguiti da carichi spot provenienti da Africa occidentale e Norvegia.Diminuisce invece il contributo della Libia – sceso al di sotto del 2 per cento – complice l’instabilità politica di Tripoli e gli interventi di manutenzione sul Greenstream. La produzione nazionale, pur modesta, torna a crescere (5 per cento del totale) grazie a rilanci mirati in Adriatico e alla semplificazione delle autorizzazioni.La nuova configurazione delle infrastrutture ha trasformato l’Italia in un nodo di riequilibrio per l’Europa centrale: nei primi sei mesi dell’anno le esportazioni verso l’Austria sono quadruplicate, confermando la strategicità dell’asse Tarvisio-Arnoldstein. Parallelamente, gli stoccaggi sono stati riempiti oltre il 70 per cento già a giugno, superando la media UE, e garantendo sicurezza di approvvigionamento in vista dell’inverno.Sul piano politico-industriale, Roma consolida il “Piano Mattei” con l’Africa, punta all’idrogeno verde via TAP e preme sulla realizzazione del nuovo gasdotto orientale EastMed. Ma, soprattutto, la dipendenza dalla Russia è ormai un capitolo chiuso: un cambio di paradigma che rafforza la posizione italiana nei negoziati sul clima e accelera la transizione energetica senza rinunciare alla sicurezza degli approvvigionamenti.

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