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Lima -

NYALA Digital Asset AG




Il mondo della finanza è sull'orlo di un cambiamento rivoluzionario e NYALA Digital Asset AG si pone come pioniere di questo sconvolgimento. L'azienda tedesca sta plasmando il futuro dei mercati dei capitali e sta aprendo nuove strade per le aziende e gli investitori.

NYALA è la prima alternativa reale e completamente digitale alle banche d'investimento tradizionali. L'azienda offre una piattaforma attraverso la quale è possibile emettere azioni e obbligazioni, senza bisogno di borse, banche o documenti. Più veloce, più economico, transfrontaliero. NYALA non solo democratizza la raccolta di capitali per le aziende, ma anche l'accesso agli investimenti per gli investitori privati.

Il lavoro pionieristico di NYALA è regolamentato dalla legge tedesca sui titoli elettronici (eWpG) e ha recentemente ricevuto una sovvenzione governativa per la ricerca per conto del Ministero federale tedesco della ricerca.
 
NYALA risolve un problema serio:
i mercati dei capitali tradizionali non sono fatti per le PMI. Le IPO richiedono budget milionari e avvocati specializzati. Il 90% delle medie imprese in crescita non ha accesso. Ed è per questo che gli investimenti più interessanti vengono spesso fatti sottobanco, a gruppi di investitori esclusivi.



La nuova era dei mercati dei capitali: DPO invece di IPO
Quello che un tempo era un processo laborioso e costoso per la quotazione in borsa, oggi è un processo semplificato e digitale. NYALA consente le cosiddette DPO (Digital Public Offerings). Le società emettono i loro titoli direttamente agli investitori attraverso i canali digitali: il loro sito web, la loro app o i partner della piattaforma.

Secondo Larry Fink, CEO di Blackrock, il più grande asset manager del mondo, il futuro dei mercati dei capitali risiede in questa forma di titoli digitali. Il mercato ha un enorme potenziale: si prevede un volume di oltre 10.000 miliardi di euro entro il 2030. In Europa c'è un gap di finanziamento annuale di 800 miliardi di euro, che NYALA vuole colmare. Più di 5.000 investitori ed emittenti di sei Paesi dell'UE si affidano già alla piattaforma.

Un annuncio entusiasmante per gli investitori:

Con un prezzo delle azioni di circa 90 euro, un enorme potenziale a breve termine e un prezzo obiettivo di oltre 1.000 euro, gli investitori possono partecipare online a partire da subito - un processo semplice come fare acquisti su Internet e che può persino essere sovvenzionato dallo Stato con il 15% nell'ambito del programma INVEST dell'Ufficio Federale dell'Economia tedesco. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito https://digital.nyala.de

In questo contesto, i redattori economici della FRANKFURTER TAGESZEITUNG vedono NYALA come un pioniere che sta portando avanti in modo decisivo la digitalizzazione del mercato finanziario.

NYALA sta iniziando la sua espansione in Europa e offre agli investitori la possibilità di investire in anticipo in un futuro promettente. Con una solida base e un chiaro percorso di crescita, la società della capitale tedesca Berlino sta rivoluzionando il modo in cui i capitali vengono raccolti e utilizzati a vantaggio dell'economia europea. La digitalizzazione del mondo finanziario è iniziata e NYALA è in prima linea.

NYALA Digital Asset AG

ISIN: DE000A3EX2V1


Ulteriori informazioni sono disponibili all'indirizzo: https://digital.nyala.de



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Milionari senza Laurea?

In tempi di video motivazionali e storie virali, il messaggio è chiaro: “Non serve la laurea per diventare ricchi; guarda questi esempi”. È una narrazione seducente, ma rischia di farci cadere nel bias del sopravvissuto: vedere solo chi è arrivato al traguardo e ignorare la moltitudine che si è fermata prima. Quando applichiamo questo filtro alla ricchezza — in particolare al mito dei “milionari senza laurea” — travisiamo i dati, prendiamo decisioni sbagliate e diamo consigli pericolosamente parziali a studenti, famiglie e imprenditori.Che cos’è il bias del sopravvissuto (e perché ci inganna)Il bias del sopravvissuto è un errore logico-statistico: concentriamo l’attenzione su chi è “sopravvissuto” a un percorso (aziende di successo, personaggi celebri, investitori vincenti), trascurando chi ha fallito o si è fermato. Il risultato è un’immagine distorta della realtà, dove le probabilità reali di successo sembrano più alte di quanto siano. È il motivo per cui i racconti di poche star diventano regola implicita, mentre il silenzio dei molti che non ce l’hanno fatta non entra mai nel quadro.Ricchezza e istruzione: cosa dicono i dati, non gli aneddoti - Il mito dei dropout miliardari nasce da una manciata di storie eccezionali. Ma le analisi su campioni ampi mostrano altro:La larga maggioranza dei miliardari e dei milionari ha un titolo universitario. Studi su elenchi dei più ricchi e indagini su migliaia di milionari indicano quote ampie di laureati, con una fetta non trascurabile persino con titoli post-laurea. In altre parole: i casi famosi senza laurea sono eccezioni, non la regola.Nel complesso del mercato del lavoro, l’istruzione paga: a livelli di studio più alti corrispondono, in media, salari maggiori e tassi di disoccupazione più bassi. Questo non garantisce né ricchezza né successo, ma sposta le probabilità nella direzione giusta. Tradotto: non serve una laurea per ogni carriera possibile, ma i numeri smentiscono l’idea che “laurearsi non conti”.Tre spinte lo alimentano:-  Selezione delle storie: i media e i social amplificano i percorsi fuori norma; la normalità (anni di studio e lavoro) è poco “condivisibile”.-  Conferma delle convinzioni: se vogliamo credere che “basta la grinta”, cerchiamo e ricordiamo solo esempi che lo confermano.-  Invisibilità dei falliti: chi non arriva non racconta; chi arriva racconta molto. La platea vede solo i vincenti.-  Il risultato è una bussola che punta sempre verso “modelli” scintillanti, anche quando sono irripetibili.Impresa e fallimenti: il lato nascosto della curvaUn’altra zona d’ombra del bias del sopravvissuto riguarda l’imprenditoria. Le statistiche internazionali mostrano che molte nuove imprese non superano i primi anni, e la maggioranza delle startup non arriva alla scala promessa dai pitch. Questo non significa che “non convenga provarci”, ma che i modelli costruiti solo su unicorni e storie heroiche sovrastimano la probabilità di riuscita e sottovalutano capitale, competenze e tempi necessari.Decisioni concrete: come evitare gli errori più comuni-  Separare eccezioni e tendenze: ispirarsi alle storie fuori norma è lecito; pianificare su quella base è rischioso.-  Guardare alle distribuzioni, non ai casi singoli: stipendi mediani, tassi di occupazione, probabilità di sopravvivenza delle imprese sono bussola migliore dei racconti virali.-  Valutare i percorsi alternativi con dati alla mano: formazione tecnica, apprendistati e certificazioni possono offrire ritorni solidi; la scelta dovrebbe dipendere da settore, domanda e competenze richieste, non da slogan.-  Misurare i costi opportunità: rinunciare a un titolo può far entrare prima nel mercato, ma può ridurre margini di mobilità e resilienza nelle crisi.-  Dare visibilità ai “non sopravvissuti”: quando si analizza un settore (o si fa orientamento), includere sistematicamente i progetti falliti e i motivi del fallimento.Giovani e famiglie: cosa chiedersi prima di “saltare” l’università-  Qual è il profilo occupazionale del settore? Titoli richiesti, retribuzioni tipiche, carenze di competenze.-  Qual è la via più efficiente al primo impiego qualificato? Laurea breve? ITS/IFTS? Apprendistato? Certificazioni?-  Che rete ho? Molti esempi “senza laurea” erano sostenuti da reti, capitale iniziale o contesti unici, difficili da replicare.-  Come mitigo il rischio? Stage, lavori part-time qualificati, corsi mirati e portafogli di progetti possono ridurre l’incertezza sia scegliendo l’università sia optando per percorsi alternativi.Il punto di equilibrioLa laurea non è un feticcio; è uno strumento che, in media, aumenta opportunità e resilienza. Esistono percorsi vincenti senza università, ma sono meno probabili di quanto suggerisca l’eco mediatica. Il compito di scuole, famiglie, imprese e media è ristabilire la proporzione: smitizzare i pochi “sopravvissuti”, restituire visibilità alla base larga della distribuzione e aiutare ciascuno a scegliere sulla base di dati, non di slogan.  

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