El Comercio De La República - Caldo e alluvioni: il legame

Lima -

Caldo e alluvioni: il legame




L'Italia sta affrontando un'estate di estremi climatici, con ondate di caldo record seguite da alluvioni devastanti. Questo pattern apparentemente paradossale è in realtà una conseguenza diretta del cambiamento climatico, come spiegano gli esperti.

Il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato in Europa, con temperature che hanno superato i record precedenti. In Italia, le ondate di caldo hanno raggiunto temperature estreme, con picchi fino a 40°C in molte regioni. Tuttavia, queste stesse ondate di caldo stanno anche contribuendo a eventi di maltempo estremo, come le alluvioni che hanno colpito il Nord Italia.

Il collegamento tra caldo e alluvioni risiede nel ciclo dell'acqua. Le alte temperature aumentano l'evaporazione, specialmente dai mari come il Mediterraneo, che ha raggiunto temperature record di 30-31°C quest'estate. Questo porta a un aumento dell'umidità nell'atmosfera. Quando questa umidità si condensa, può portare a precipitazioni intense e concentrate, note come "bombe d'acqua," che causano alluvioni lampo.

Inoltre, il riscaldamento globale sta alterando i pattern meteorologici, rendendo gli eventi estremi più frequenti e intensi. Ad esempio, il Fronte Polare si sta spostando, portando a condizioni meteorologiche più instabili in Europa.

Le città italiane sono particolarmente vulnerabili a questi fenomeni. L'effetto isola di calore urbana amplifica le temperature nelle aree urbane, mentre l'impermeabilizzazione del suolo e le infrastrutture inadeguate rendono le città più suscettibili alle alluvioni. Milano, Genova e Roma sono tra le città più colpite, con alluvioni che hanno causato danni significativi e perdite di vite umane.

Nel 2024, l'Italia ha già sperimentato diversi eventi di questo tipo. Ad esempio, in Emilia-Romagna, forti piogge hanno causato alluvioni che hanno portato alla chiusura delle scuole a Bologna e all'evacuazione di diverse famiglie. Anche la Sicilia è stata colpita da precipitazioni intense, con allagamenti in diverse città. Questi eventi sono un chiaro segnale dell'urgenza di affrontare il cambiamento climatico e i suoi effetti.

Per affrontare questa sfida, è necessario un approccio multifacetato. Migliorare le infrastrutture urbane per gestire meglio le precipitazioni intense, proteggere e ripristinare gli ecosistemi naturali che possono assorbire l'acqua, e investire in sistemi di allerta precoce sono passi cruciali. Inoltre, è fondamentale ridurre le emissioni di gas serra per mitigare il cambiamento climatico a lungo termine.

L'Italia non è sola in questa lotta. L'Europa intera sta affrontando sfide simili, e la cooperazione internazionale sarà essenziale per sviluppare soluzioni efficaci.

In conclusione, le ondate di caldo e le alluvioni sono due facce della stessa medaglia climatica. Comprendere il loro legame è il primo passo per prepararsi e adattarsi a un futuro climatico sempre più incerto.



In primo piano


Il salvataggio di Apollo 13

La missione Apollo 13 fu lanciata l'11 aprile 1970 con l’obiettivo di realizzare il terzo atterraggio lunare degli Stati Uniti. A bordo della navicella c’erano gli astronauti Jim Lovell, Jack Swigert e Fred Haise, pronti a scrivere un nuovo capitolo nella storia dell’esplorazione spaziale. Tuttavia, un grave incidente avvenuto due giorni dopo il lancio trasformò quella che doveva essere una missione di conquista in una lotta per la sopravvivenza.Il 13 aprile, circa 56 ore dopo il decollo, un forte scoppio scosse la navicella. Uno dei serbatoi di ossigeno era esploso a causa di un corto circuito, danneggiando irreparabilmente il modulo di servizio e compromettendo i sistemi elettrici e di supporto vitale. Jim Lovell, comandante della missione, trasmise alla base il celebre messaggio: “Houston, abbiamo avuto un problema”, segnalando l’inizio di una crisi senza precedenti.Con il modulo di comando Odyssey ormai inutilizzabile, gli astronauti si rifugiarono nel modulo lunare Aquarius, progettato per ospitare due persone sulla superficie lunare per breve tempo. Questo modulo, non destinato a sostenere tre uomini per giorni nello spazio profondo, divenne la loro unica speranza di salvezza, fornendo energia, ossigeno e acqua indispensabili per il rientro sulla Terra.La missione, inizialmente diretta alla Luna, fu immediatamente modificata. Invece di atterrare, la navicella sfruttò la gravità lunare per compiere un’orbita intorno al satellite e intraprendere la traiettoria di ritorno libero verso la Terra. Questo percorso strategico consentì di risparmiare carburante e di dirigersi verso casa, nonostante le condizioni critiche a bordo.Le difficoltà per l’equipaggio furono enormi: energia, acqua e ossigeno scarseggiavano, mentre l’anidride carbonica si accumulava pericolosamente nell’abitacolo. Il team di controllo a Houston lavorò senza sosta, ideando soluzioni creative come la costruzione di un filtro artigianale per purificare l’aria, realizzato con i pochi materiali disponibili a bordo. La collaborazione tra gli astronauti e i tecnici a terra fu cruciale per superare ogni ostacolo.Dopo aver compiuto il giro intorno alla Luna, la navicella iniziò il suo viaggio di ritorno. Il 17 aprile 1970, il modulo di comando Odyssey, con i tre astronauti a bordo, attraversò l’atmosfera terrestre e ammarò nell’Oceano Pacifico. L’equipaggio fu recuperato dalla nave USS Iwo Jima, ponendo fine a un’odissea spaziale che aveva tenuto il mondo con il fiato sospeso.La missione Apollo 13, definita un “fallimento riuscito”, non raggiunse la Luna, ma dimostrò il trionfo dell’ingegno umano. La straordinaria capacità di adattamento degli astronauti e del team di Houston trasformò un incidente potenzialmente fatale in una storia di sopravvivenza e solidarietà, lasciando un’impronta indelebile nella storia dell’esplorazione spaziale.

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